Its Ananke | PEOPLE


Quello che mi ha sempre attratto di più, e quello che nel mio piccolo provo a proporre, è un tipo di hip-hop intimistico, personale, contaminato da parole e suoni che si trovano spesso e volentieri nei dischi soul e jazz; penso ad esempio a un tema gigante di questi generi quale è l’amore, declinato di volta in volta come amore per qualcuno, per il prossimo, per la cultura in generale. Difficilmente si pensa in questi termini quando si pensa all’hip-hop in modo astratto, quando invece è l’ennesima cultura che nasce dall’amore, dalla festa, dall’unione. Questo anche perché, soprattutto nel rap italiano, il tema probabilmente è stato percepito dai più come poco testosteronico, quindi inadeguato a un genere a forte dominanza maschile.



Il tuo ultimo brano “Scilla”, si distingue per le sue immagini potenti e evocative, che intrecciano ricordi personali, la dimensione della famiglia e il richiamo al territorio calabrese e lo Stretto. In che modo questa dualità di elementi si riflette nel tuo processo creativo? Qual è il ruolo della
Calabria nella tua musica?

Scilla è un brano che ho scritto molto rapidamente. Se dovessi pensare a un’immagine lo racconterei come un flusso d’acqua bloccato nel suo percorso da qualche macigno. Quando l’ho scritto è stato come levare quel peso, far strabordare qualcosa che ristagnava da un po’.
Sono particolarmente affezionato a questo brano perché è uno di quelli che in gergo vengono chiamati storytelling, pezzi in cui viene raccontata una storia. In particolare, Scilla racconta una parte della mia crescita attraverso immagini familiari, paesaggistiche, mitiche. Quello che mi importava era cercare di rielaborare una parte del mio vissuto, cercando di essere il più aderente possibile a ciò che volevo dire, senza risultare autoreferenziale o già sentito.
Ho cercato di sfruttare la potenzialità di certi nomi – Scilla, Caronte, Morgana ad esempio – che per noi calabresi sono di impiego quotidiano, ma che per un ascoltatore “straniero” evocano un immaginario lontano. Ecco, questo intrecciarsi di memoria personale e mitica è la cosa che mi piace di più del brano, e probabilmente del luogo da cui provengo.


Con l’uscita del tuo EP “Morgana” prevista per marzo 2025 e considerando
l’influenza delle sonorità moderne del Jazz Rap, del Neo Soul e dell’RnB
nella tua musica, quali tre album ci consiglieresti di ascoltare per
prepararci all’EP? Perchè ce li consigli?

Nasce a Palmi nel 1996. Da giovanissimo, studia il basso e si appassiona alla cultura hip-hop, dedicando particolare attenzione alla scrittura rap e al sampling (campionamento). Vive da una decina d’anni a Bologna, dove si laurea in Letterature Comparate e prosegue la sua ricerca artistico-musicale. Durante questi anni consolida le sue conoscenze di musica elettronica e affina contemporaneamente la scrittura. Al momento, porta avanti più progetti musicali, nelle vesti di its ananke (musica strumentale) e Kataba (jazz rap). È tra i fondatori del collettivo Santa Cricca, attivo a Bologna dal 2024. La proposta musicale di Santa Cricca è fortemente influenzata dalle sonorità moderne del Jazz Rap, del Neo Soul e dell’RnB. Come its ananke, la sua musica è stata pubblicata da etichette iconiche dell’hip-hop strumentale, come Hip Dozer, Beat’s Tailors, Vinyl Digital, Kicker Records, Echo World ecc. Come Kataba, sono stati recentemente distribuiti i due singoli Orinoco e Scilla, che anticipano l’uscita dell’EP Morgana, previsto per marzo 2025.

Collettivo nato a Bologna nel 2024.
Principalmente proponiamo hip-hop suonato con influenze electro-jazz, ma non disdegniamo la cassa dritta o il funk da balera. Siamo in 6 e spesso interscambiabili, eterogenei, bravi guaglioni.
> Kataba, Metiuman, MORE L, ‘dot.Rolamo, Rocco Marino, DOMBE.

https://www.rockit.it/santa-cricca