Un progetto di
— Roberto Modafferi

La tua formazione in Filosofia e Storia ha avuto un impatto significativo sulla tua visione artistica. Come queste discipline ti hanno aiutato a sviluppare la tua idea di arte e quali personaggi hanno avuto l’influenza più grande su di te?
Io credo che l’arte sia in qualche modo una misura dello spazio-tempo in grado di trasportare sia il fruitore che l’artista in un posto altro: a questo pensiero sono giunto sicuramente grazie all’attrazione per l’esistenzialismo da Nietzsche a Jasper, ma anche attraverso lo studio dell’inconscio junghiano. In sintesi si potrebbe affermare che ciò che mi ha spinto a tale conclusione è la più banale delle necessità, ovvero l’esigenza di trovare una ragione alla dualità che governa il mondo e di cui io stesso faccio parte: io e l’altro, il sopra e il sotto, il passato e il futuro, uomo e natura… e così via, credendo sempre ci sia un punto di comprensione, non necessariamente razionale, che porti all’equilibrio personale.
Il progetto #regalaunapoesia è nato in un periodo di incertezza.
Quali intuizioni, emozioni e presupposti ti hanno guidato a creare questo progetto,
e cosa ti ha motivato a intraprendere tale percorso?

L’evento pandemico in cui è nato questo progetto non ha fatto altro che mettere in evidenza incertezza generalizzata che domina l’epoca contemporanea della società liquida. L’incertezza fa paura e fa sì che le distanze, anche quelle più piccole, divengano divari incolmabili: tutto ciò che facciamo è necessario prima di tutto a noi stessi che agli altri, e con questo non intendo dare ragione all’individualismo contemporaneo ma è piuttosto la presa di coscienza di quanto sia necessario ancora lavorare su me stesso affinché il divario a cui accennavo prima venga colmato. Questo è ciò che mi ha convinto a intraprendere il percorso di #regalaunapoesia.
In che modo #regalaunapoesia intende superare l’individualismo e promuovere una comunicazione sincera tra le persone, quali effetti hai notato nelle persone
che hanno ricevuto una poesia?
Il mondo dei social è molto complesso e il più delle volte, malgrado il messaggio fosse abbastanza chiaro gli utenti hanno risposto insinuando ci fosse qualcosa dietro: “cosa vuole questo?”. Questa domanda la dice lunga su quali siano i rapporti oggi giorno… Tuttavia c’è stato un numero cospicuo di persone che ha abbracciato l’idea lasciandosi coinvolgere nel progetto. Donare è ciò che la gente non si aspetta.
La scelta della poesia come veicolo è molto affascinante. Cosa ti ha portato a credere che le parole poetiche potessero fungere da ponte emotivo tra le persone, e in che modo la poesia riesce a catturare e trasmettere sentimenti complessi in modo univoco?
A mio parere la poesia è ciò che non ti aspetti. I social ruotano spesso attorno a immagini e musica vittime dello scrolling: sebbene questi siano mezzi di comunicazione più profondi nell’animo umano, necessitano probabilmente di una educazione emotiva che non tutti hanno. La parola invece è forse un mezzo più diretto, meno recondito, per fare arrivare una comunicazione. In più la poesia è in un momento di grande trasformazione e forse anche di minor fruizione: donare una poesia diventa quindi un atto rivoluzionario andando a ricercare nello scritto quella comunicazione di senso che il mondo non sembra sempre avere chiara.
Il concetto di dono è centrale nel tuo progetto.
Puoi raccontarci dell’importanza del dono nella tua visione artistica e sociale, e in che modo l’atto di donare una poesia crea un legame più profondo tra le persone e promuove una cultura di condivisione e generosità?
Donare è l’esperienza artistica in sé stessa: nel momento in cui l’artista scopre una parte dell’animo del mondo che egli è, è tenuto a donarla per far sì che la sua stessa esperienza sia completa. Tempo fa riflettevo sulla differenza tra l’abbandonarsi al mondo, e l’amare il mondo. Amare, al contrario dell’abbandonare e distaccarsi dalla cosa donata, prevede in sostanza una narrazione in cui tutti sono coinvolti: non esiste l’amore in sé quanto piuttosto la sua storia. La percezione che ho è che nei social questa storia d’amore sia individuale, rotta, frammentaria e sconnessa mentre, il racconto insito nell’esperienza poetica, più chiara e forse meno intuitiva di altre arti, può bene ricostruire questa narrazione.


Chi è Roberto Modafferi?

Nato a Reggio Calabria nel 1993, Modafferi si avvicina all’arte a soli undici anni, iniziando lo studio del violino, uno strumento che diventerà parte integrante della sua sensibilità artistica. Durante gli anni del Liceo Classico, la passione per la parola lo conduce alla scrittura poetica, culminando nel 2015 con la vittoria del primo premio al Concorso Internazionale di Poesia “Verseggiando”.
Roberto Modafferi vive l’arte come un’intensa ricerca interiore, un mezzo per esplorare le profondità dell’esistenza attraverso molteplici linguaggi espressivi: pittura, poesia e musica. Le sue opere riflettono un dialogo continuo tra estetica e introspezione, con temi ricorrenti che spaziano dall’umano che abbraccia l’umano, alla memoria, fino all’estasi del tempo. Le sue tele, cariche di immagini tratte da incubi e visioni, nascono da stati di dormiveglia o di paralisi del sonno, mentre la sua poesia unisce un lirismo melodico a un’espressività tagliente, rivelando una profonda riflessione sulla condizione umana.